Intervista per Busta.eu
Diego Gabriele è un giovane artista toscano coinvolto in numerosi progetti a cavallo tra la pittura e il design: nel 2009 partecipa alla mostra collettiva “Personally Political” al Tacheles di Berlino. Nello stesso anno viene chiamato a Pitti Immagine per dipingere e disegnare stand per Factory e Tranoi Homme Parigi e soprattutto crea illustrazioni: crea le sue opere partendo da materiali comuni, cartoni di recupero, gessi e tempera acrilica, raffigurando figure femminili. I suoi quadri al momento sono in vendita presso diverse gallerie italiane fra cui la Mondo Bizzarro Gallery di Roma.
Come è cominciato il tuo rapporto con l’arte?
Ho imparato a dipingere all’Istituto d’Arte di Siena, ma non credo che il mio rapporto con l’arte, così com’è ora, sia nato in quegli anni. Il periodo scolastico è servito per avvicinarmi alla pittura: mi sono appassionato alle avanguardie storiche, ma il mio rapporto è nato a circa tre anni dalla maturità, dopo la chiusura della casa editrice che avevo fondato col nome di Medicina Nucleare, quando ho dovuto trovarmi un lavoro per pagare gli ultimi fornitori.
Sono stato assunto come commesso alla Blockbuster: esperienza breve, ma in quei mesi ho iniziato a disegnare nuovamente, mi sono immaginato storie. Tuttavia l’idea di disegnare fumetti mi è passata velocemente ed ho iniziato a dipingere di getto, ecoline nera su tela bianca: così è nata la prima figura femminile che tutt’ora continuo a dipingere. Successivamente con alcuni amici ho fondato l’Improponibile, un gruppo di artisti e non artisti, è stato un motivo per portare i miei quadri a giro per l’Italia spesso in contesti non abituati all’arte e alla pittura. Poi con il tempo in continua ricerca di spazi mi sono ritrovato a dipingere in festival musicali, ad esporre al Tacheles di Berlino e ad allestire la vetrina dell’Eclaieur su le Champs-Élysées.
Una breve descrizione dei tuoi ultimi lavori .. (concept + materiali)
In questa ultima serie che si chiama Fondi neri, il tratto è predominante e viene accentuato da una base nera dipinta su cartone o su legno. La tecnica è un misto di gessetti, carboncino e acrilico. I soggetti sono al solito corpi femminili, ma questa volta hanno perso un poco del loro tratto fumettoso; gli occhi, fulcro della narrazione e bersaglio dell’attenzione dello spettatore, perdono l’aspetto cartoon, iniziano a colorarsi e il risultato è lievemente più realistico.
L’idea dietro ai ritratti immaginari di Fondi Neri rimane la medesima delle altre serie di quadri:l’espressione del silenzio, il non detto e i racconti che vanno oltre le parole.
Da cosa trai ispirazione e chi oggi ha secondo te una voce davvero originale?
La prima fonte d’ispirazione è sicuramente autobiografica o correlata in qualche modo alla mia sfera di conoscenze: rapporti tra persone conosciute, scambi con amici o conversazioni con altre persone incontrate casualmente.
Le persone che incontro per strada sono per me, come per molti, una grande fonte di immaginazione: immagino la loro vita, bella o brutta che sia, la spoglio, la metto su un corpo femminile e la faccio osservare allo spettatore.
Oggi trovare una voce davvero originale non è facile, non tanto perché non ci siano, ma perché ogni giorno vediamo un quantitativo enorme di immagini, fra pittura, illustrazione, design, fotografia e grafica, che non riusciamo a metabolizzare. Personalmente, spesso non mi rendo neanche conto, un po’ per la disattenzione derivata dalla velocità e un po’ a causa dell’approssimazione di un’immagine on-line, se molte di queste che vedo sono fatte con un reale studio alla base, se sono frutto del caso o della moda. Comunque fra gli artisti che seguo e apprezzo ci sono Gipi, Ericailcane, Monica Cook, Brett Amory, Ashley Wood, Andrew Him, Tim Eitel e Adrian Ghenie.
Se potessi scegliere un oggetto da illustrare cosa sceglieresti?
Rencentemente ho partecipato ad una collettiva alla MF Gallery di Brooklin, il soggetto della mostra era il toy d’artista: ho realizzato una marionetta alta 2 metri.
Trovo che la marionetta, per la sua natura di oggetto “in balìa” del suo manovratore, rappresenti già di per sè un connubio con i miei soggetti abituali. Considerando quanto mi sono divertito anche a realizzarne i pezzi a livello “artigianale”, sì, forse sceglierei di realizzare altre marioinette giganti.
Progetti futuri?
Sono molti i progetti in fase di realizzazione, fra questi una serie di libri autoprodotti così da raccontare singolarmente le diverse serie pittoriche.
Vorrei anche riprendere in mano una serie, soltanto parzialmente esposta in passato, dedicata all’alcol e al suo abuso, mentre porterò avanti i Fondi Neri e cercherò di esporli il più possibile.
Inoltre c’è la mia ragazza che mi sprona sempre a fare cose nuove (anche cose che non vorrò mai fare) e con la quale avremmo in progetto di aprire un atelier di pittura.”