Intervista uscita su Creazina.it
Diego Gabriele | Interview
Ciao Diego! Sono un intervistatore, un curioso, e appena ho visto i tuoi lavori sono rimasto stregato. Una specie di droga: navigando nel tuo sito web dovevo necessariamente passare all’immagine successiva, non riuscivo a smettere. Questo stile, un segno così ben riconoscibile, è sempre stato lì o è nato durante i tuoi studi artistici? A proposito, dove hai studiato?
Ciao Mario! È bello immaginare la mia pittura come una droga visiva, ti ringrazio. Al centro del mio lavoro c’è sempre stato il tratto, un tratto che non solo raccontasse il soggetto dipinto, ma anche il mio stato d’animo, e ciò mi ha portato a fare ricerca. Si, i primi tentativi sono di 13 anni fa all’Istituto d’Arte di Siena, mi ero fissato di utilizzare carboncini su supporti lavorati con fondogesso acrilico, ma il grosso della ricerca è iniziata dopo, quando dipingevo spruzzando ecoline nera su tela bianca formando delle figure che erano archetipo delle immagini femminile dei miei quadri attuali. Con il tempo poi per motivi economici e di spazio – vivevo in un monolocale piccolissimo vicino Ponte Vecchio – ho iniziato ad usare il cartone da imballaggio che era facilmente reperibile e sono tornato ai gessi e all’acrilico.
Vedo nella tua biografia che fai parte di un gruppo di artisti chiamato “Improponibile” con cui ti sei cimentato in “live painting”. Non ti senti un po’ rockstar in questi momenti? Realizzare un’opera sul momento… cosa dai di diverso rispetto ad un lavoro in studio?
Sono fra i fondatori dell’Improponibile, una bellissima valvola di sfogo creativa e d’ironia no sense, con loro ci siamo cimentati in moltissimi live painting esibendoci dai bar ai festival musicali. In contesti come il Mi ami ancora di Rockit o quando ti esibisci su un palco, come mi è capitato con i Pay o con Atterraggio Alieno, ti senti un pò come una rockstar e devi avere i tempi da band musicale. Il lavoro in studio è una ricerca lenta e riflessiva, durante il live painting no, sei totalmente in balia delle emozioni e dipingi quelle, segui la musica e interagisci con i musicisti. A fine live entri in contatto subito con il pubblico che ti dice cosa pensa dei tuo lavoro, è molto bello. Ultimamente mi esibisco meno, perché preferisco stare davanti al cavalletto e prendermi tutto il tempo indispensabile per realizzare un quadro.
Distingui i tuoi lavori in “painting” e “projects”. Spiegaci la differenza, anche nell’approccio.
Mi definisco un pittore e mi piace creare con la pittura, che mi lascia totalmente libero. Racconto delle storie mie personali, immagini che vengono solamente dalla mia testa. Quindi un lavoro più solitario e riflessivo. Mentre i progetti sono collaborazioni dove seguo idee condivise come la copertina del disco di Atterraggio Alieno dove mi sono fatto ispirare dal loro disco o gli stand realizzatti per Pitti Uomo e Tranoi Homme a Parigi per la Factory dove il mio tratto interagiva con i segni creati dalla lavorazione della pelle dei loro capi di abbiagliamento.
Quando disegni un soggetto da dove nasce l’ispirazione?
Sono ispirato dalla società nella quale vivo, dalle persone che incontro per strada e che trovo negli autobus, provo ad immaginare le loro vite e provo a raccontarle. Trovo questo nostro tempo, nonostante la disponibilità tecnologica, un tempo silenzioso e privo di comunicazione. Con i miei quadri racconto l’incomunicabilità fra le persone e racconto me, quello che provo in quel preciso momento, una storia che ho vissuto o un sentimento che ho provato.
Come ti approcci con la rete? E’ un’opportunità per gli artisti contemporanei? A volte si ha la sensazione che non ci sia più una selezione, che si entri a far parte di un minestrone come un qualunque ortaggio. Tu come la prendi?
Dedicare il giusto tempo alle immagini su internet è molto difficile, ogni giorno vieni assalito da un grosso quantitativo di immagini futili fra banner, feed seguiti e fake di Frida Kahlo con Majakovskij armati di pistola sui social network, tutto questo ti distrae dalle immagini di qualità Ma non è solo questo, la rete è sovraccarica di illustrazioni, di pittura, di arte e di design a cui non riesci a dare la giusta attenzione e quindi ti ritrovi senza sapere se questi lavori sono frutto di una ricerca, del caso o della moda. È difficile farsi notare nella rete, ma non sono contro di essa, anzi ho un sito web personale dal 2004 e utilizzo i social network dal 2006, ho iniziato con myspace che era davvero un’ottima bacheca per farsi conoscere per poi essere presente su quasi tutti i network. L’artista del XXI secolo deve utilizzarlo, è un modo per promuoversi, reperire lavoro e per avere un contatto con il pubblico.
Quali sono i tuoi luoghi dell’arte? Dove lavori?
Il centro di Firenze è pieno di luoghi dell’arte, c’è tutto ciò che mi serve: librerie (anche se ne sono chiuse molte), via dei Servi dove vado a rifornirmi di colori, il mercato centrale dove vado a prendere cibo e di ispirazioni, il Kidstudio lo studio di grafica per il quale lavoro, ma il più importante è la casa studio dove dipingo e vivo, con i miei due cavalletti in cucina vicino al pianoforte della mia ragazza.
C’è un artista che ammiri particolarmente e uno a cui bucheresti le ruote della macchina?
Le mie fonti di ispirazione vengono dall’inizio del secolo scorso con pittori come Modigliani, Schiele, Soutine, Viani, Casorati e Donghi. Fra i viventi ci sono molti artisti che seguo e che apprezzo come Gipi, Maurizio L’Antrella, Marco Rea, Ericailcane, Monica Cook, Brett Amory, Ashley Wood, Andrew Him, Tim Eitel e Adrian Ghenie. Mentre bucherei le gomme dell’auto e gli salterei a piedi uniti sul cofano ai manieristi dell’arte contemporanea: tele tutte di un colore, neon colorati, installazioni e video istallazioni sconfortanti e ripetitive.
Hai un sogno nel cassetto?
Si, essere ricordato nella storia dell’arte e avere una targa commemorativa con scritto “Qui visse Diego Gabriele, pittore ecc”.
Un consiglio per i giovanissimi (creativi e non)?
Viviamo in un tempo ricco di cose da raccontare e fate rete.
web: https://www.diegogabriele.it/
Writer /// Mario Alessiani