
Qualche notte fa ho sognato una donna serpente.
L’ho incrociata all’interno di un palazzo liberty, tra stucchi floreali e specchi opachi. Non abbiamo parlato, ma abbiamo comunicato in silenzio. È stato un incontro breve, ma vibrante, uno di quelli che restano addosso al risveglio.
L’ho vista andarsene, sinuosa e sensuale.
Quando mi sono svegliato, ho provato a domandarmi da dove potesse nascere questa immagine. Ricordavo le Lamie e le Echidne, ma ho deciso di approfondire l’argomento.
Così è nato questo post.
Il significato e la simbologia generale della donna serpente
La figura della donna serpente attraversa culture, secoli e continenti. È una creatura liminale, ibrida, che incarna la fusione tra istinto e intelligenza, tra sessualità e saggezza, tra pericolo e protezione. Il serpente, simbolo di trasformazione, rinascita e ciclicità, si unisce al corpo femminile per generare una figura potentissima, spesso temuta, ma sempre affascinante.
Queste entità ibride sfidano le strutture binarie: non sono né completamente umane né completamente bestiali, né madri né semplici seduttrici, né buone né malvagie. Sono archetipi del potere femminile indomito e della conoscenza proibita.
Lamia
Luogo di origine: Antica Grecia
Storia: Lamia era originariamente una regina libica, amata da Zeus. Per gelosia, Era uccise i suoi figli o la maledisse a divorarli con le sue stesse mani. Distrutta dal dolore, Lamia si trasformò in un essere mostruoso che rapiva e divorava bambini. Con il tempo, la sua leggenda si confuse con quella di un demone seduttore, metà donna e metà serpente.
Simbologia: Lamia incarna il desiderio femminile represso, la maternità perduta e il terrore della sessualità fuori controllo. È simbolo del lutto, della vendetta e della trasformazione forzata da trauma. La sua coda serpentina è emblema della sua metamorfosi da donna a creatura, da madre a predatrice.
Iconografia: Spesso rappresentata con un busto femminile seducente e il corpo serpentino, Lamia appare talvolta con zanne o artigli. Nell’arte rinascimentale e ottocentesca è vista come femme fatale, mentre nella mitologia classica è una figura spaventosa e notturna.
Echidna
Luogo di origine: Mitologia greca
Storia: Echidna è la “madre di tutti i mostri”, compagna di Tifone e genitrice di creature come Cerbero, l’Idra di Lerna e la Chimera. È una creatura metà donna e metà serpente, che vive in caverne remote, lontana dagli dei e dagli uomini.
Simbologia: Echidna rappresenta la potenza creativa e distruttrice della natura selvaggia. Il suo essere madre di mostri non è solo una condanna: è un ruolo sacro e generativo. In lei si manifesta l’archetipo della “Grande Madre Oscura”, colei che dà la vita ma può anche toglierla.
Iconografia: Rappresentata con volto e seno femminili e corpo serpentino, Echidna è spesso raffigurata come dormiente o nascosta, simboleggiando la forza primordiale che giace nelle profondità del mondo.
Nuwa
Luogo di origine: Mitologia cinese
Storia: Nuwa è una divinità della creazione. Ha il corpo di serpente e la testa di donna. Secondo il mito, modellò gli esseri umani dall’argilla e riparò il cielo dopo una grande catastrofe, utilizzando pietre multicolori.
Simbologia: Nuwa incarna la saggezza cosmica, la creatività e la capacità rigenerativa del principio femminile. Il serpente in lei non è segno di pericolo ma di connessione tra cielo e terra, tra spirito e materia.
Iconografia: È spesso raffigurata avvolta a spirale insieme al fratello Fuxi, con cui forma lo yin e lo yang, simbolo dell’equilibrio universale.
Melusina
Luogo di origine: Leggenda medievale europea (Francia, Germania, paesi celtici)
Storia: Melusina è una donna che sposa un uomo con una sola condizione: non dovrà mai vederla durante il bagno. Ma il marito, spinto dalla curiosità, la spia e scopre che si trasforma in serpente (o sirena) dalla vita in giù. Tradita, Melusina scompare, lasciando dietro di sé dolore e maledizioni.
Simbologia: Melusina è figura di mistero, autonomia e libertà. È la donna con segreti inviolabili, simbolo del femminile che sfugge al controllo patriarcale. Il serpente è qui legato alla metamorfosi e al confine tra visibile e invisibile.
Iconografia: Spesso rappresentata con doppia coda di serpente o sirena, in pose malinconiche o mentre si pettina i capelli nella vasca. Nella simbologia araldica, diventa portatrice di lignaggi nobili ma maledetti.
Nāga e Nāginī
Luogo di origine: Tradizioni religiose dell’India e del Sud-est asiatico (induismo, buddhismo)
Storia: I Nāga sono spiriti-serpente, a volte divinità, che abitano fiumi, laghi e sotterranei. Le Nāginī, loro controparti femminili, sono spesso custodi di conoscenza e protettrici della natura. Possono apparire in forma umana, serpentina o mista.
Simbologia: Rappresentano la connessione tra mondo terreno e spirituale. La donna serpente Nāginī è colei che può guarire, proteggere o punire. È anche simbolo di kundalini, l’energia vitale che risale la colonna vertebrale nella meditazione.
Iconografia: Spesso raffigurate con corpi sinuosi, corone e gioielli, in pose danzanti o meditative. I loro colori sono vivaci e le loro espressioni serene, riflettendo la sacralità della loro natura.
Medusa (menzione speciale)
Anche se non è propriamente una donna serpente, Medusa merita una citazione. I suoi capelli di serpente e lo sguardo pietrificante la rendono una delle immagini più potenti del femminile rifiutato e demonizzato. È una donna il cui potere è così grande da incutere terrore, e per questo viene distrutta.
Non so se quella che ho sognato fosse una Lamia, un’Echidna o un’altra ancora.
Mi sono chiesto — come suggerisce Hillman — quale potesse essere il mio rapporto con lei.
Forse certe figure antiche tornano così: scivolano dentro i sogni, si fanno vedere un attimo, poi spariscono.
Ma qualcosa resta.